Con la presente si propone d’intentare una causa collettiva del comparto sportivo a carico dello Stato Italiano per il risarcimento dei danni cagionati a tutte le strutture sportive per quelle che sono stati i costi fissi delle strutture e risarciti in maniera inadeguata se non inesistente a causa delle chiusure indiscriminate attuate senza criterio ed in assenza di studi scientifici a riguardo, che possano dimostrare in maniera chiara ed inequivocabile che vi sia una relazione tra aumento significativo di contagi negli ambienti sportivi al chiuso e nelle palestre in genere.
Al contrario vi sono tre studi che asseriscono esattamente l’opposto.
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Lo studio, condotto da UKActive nel Regno Unito e pubblicato sulla rivista Health Club Management, sostiene che il rischio di contagio è quasi azzerato mentre si pratica attività fisica nelle palestre ed i centri sportivi dove appunto vi è un rispetto delle norme e dei protocolli seguiti, il contagio è pressoché inesistente 0,02 % ovverossia (2 su 10.000 presenze).
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Roma, 30 ott. (Adnkronos Salute)
Quali sono i luoghi in cui il rischio di contrarre Covid-19 è più alto? "Non lo sappiamo, non esistono mezzi scientifici per conoscerli, ma possiamo sapere quali siano i luoghi dove ci si contagia meno o affatto: palestre, bar, ristoranti, cinema e teatri". E' quanto emerge da uno studio condotto dal centro Altamedica di Roma, e sottoposto al 'Journal of Medical Virology'.
"Si tratta - spiega il direttore scientifico di Altamedica, Claudio Giorlandino - del primo studio scientifico di esclusione della sede di contagio. Infatti, benché non sia possibile stabilire dove ci si contagi giacché i comportamenti, movimenti e contatti della popolazione siano estremamente vari ed i contagiati possano essere stati infettati in un numero indefinito di luoghi od occasioni anche contingenti od occasionali, è invece estremamente semplice verificare le sedi di frequentazione ed escludere quelle dove la popolazione dei positivi non si sia recata nei 10/15 giorni precedenti il riscontro del virus nel loro tratto respiratorio superiore".
Studio su 226 soggetti asintomatici: non li avevano mai frequentati nei 15 giorni prima di diventare positivi "Si tratta di valutare i luoghi definiti "sensibili" o "a rischio di trasmissione" e verificare, de facto, se i contagiati li avessero visitati, e con quale frequenza, nei 15 giorni precedenti il tampone positivo". I soggetti studiati "sono tutti asintomatici - ha precisato il direttore scientifico di Altamedica - E per i soggetti asintomatici o paucisintomatici la letteratura scientifica ritiene che il virus nel tampone rinofaringeo duri al massimo 15 giorni. Quindi basta tornare indietro di 15 giorni e verificare se, in quel lasso di tempo, si sono frequentati certi ambienti o meno per ipotizzare che questo possa essere un luogo di contagio o escluderlo". Dallo studio osservazionale retrospettivo, è emersa una realtà assolutamente inaspettata: ristoranti, palestre, teatri e cinema, ritenuti responsabili aprioristicamente della sede di contagio, non sono stati frequentati, o lo sono stati in minima parte, dai soggetti positivi.
Le sedi di esclusione sono state studiate retrospettivamente nello studio, interrogando 226 soggetti risultati positivi al test, su 5.100 casi analizzati. A questi è stato chiesto se nei 15 giorni precedenti al test avessero frequentato i suddetti ambienti: palestre, ristoranti, cinema o teatri.
"In quasi la totalità dei casi - afferma Giorlandino - queste sedi non sono state mai visitate dai soggetti positivi. E' di tutta evidenza, quindi, che il virus non si sia contratto lì. Benché non si possa dire se vi sia una responsabilità del mezzo, va comunque segnalato che, in via collaterale, più del 50% dei soggetti intervistati riferiva invece di aver frequentato mezzi pubblici. Ovviamente, questo non afferma ma neanche esclude che sia stata quella la sede di contagio". Dei soggetti intervistati il 93% ha dichiarato di non avere frequentato mai ristoranti nel periodo di riferimento, il 92% di non avere frequentato bar, il 94% di non avere frequentato cinema o teatri. "Se tali prime osservazioni venissero confermate da altri studi e ricerche non vi sarebbe alcuna ragione di limitare tali attività", conclude Giorlandino.
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Uno dei grandi temi dello sport durante questa pandemia è stato stabilire le potenziali dinamiche di trasmissione del coronavirus tra gli atleti durante l’attività sportiva. Quando, la scorsa primavera si discutevano i primi protocolli per permettere alle società di tornare a competere e si cominciava a parlare di sport di squadra e/o di contatto, c’era sempre un grande punto interrogativo: come limitare un’eventuale trasmissione attraverso gli strumenti dell’attività sportiva, a cominciare da palline e palloni? Sono argomenti quanto mai attuali anche a mesi di distanza, con la discussione che è tornata attiva sulla riapertura di impianti da sci e soprattutto palestre e piscine. Nel frattempo abbiamo imparato a conoscere meglio il coronavirus e i ricercatori non hanno mai smesso di studiarlo e indagare i principali veicoli di contagio. Gli scienziati della Liverpool School of Tropical Medicine sono giunti alla conclusione che il rischio di trasmissione del virus attraverso gli strumenti condivisi dello sport è "più basso di quanto si pensasse una volta", tanto da portare i ricercatori a dire che “sembra improbabile” che palloni e accessori sportivi possano essere una principale causa di trasmissione del virus.
LA RICERCA--
Lo studio è stato condotto su diverse discipline sportive e due quantità differenti di coronavirus (basse o alte) sono state applicate su un guanto e sulle palle da cricket, palloni da calcio e rugby, palline da golf e tennis, un attrezzo da palestra, la sella di un cavallo e su un pezzo di acciaio inossidabile come materiale di controllo. I test venivano ripetuti dopo 1, 5, 15, 30 e 90 minuti per valutare se fosse stato possibile trasferire il virus a intervalli di tempo compatibili con gli sport in questione. La ricerca ha mostrato che dei dieci oggetti su cui erano state applicate basse quantità di virus, su sette il virus era ancora presente dopo un minuto, su una dopo 5 minuti (la sella) e su nessuna dopo 15 minuti. Quando, invece, la quantità di virus applicata era alta, era ancora riscontrabile su nove superfici a distanza di uno e 5 minuti (ad eccezione del guanto da cricket), su sei dopo 30 minuti e su due dopo 90 minuti (la palla da rugby e la sella). Lo studio (che però, per essere ritenuto valido deve essere riprodotto in situazioni diverse, a parità di condizioni), in conclusione mostra che “la persistenza del virus valutata su tutti i materiali è scesa allo 0,74% in un minuto, allo 0,39% dopo 15 minuti e allo 0,003% dopo 90 minuti”.
PRIMA LE PERSONE--
La ricerca ha evidenziato come il virus tenda a essere meno “trasferibile” quando applicato su superfici assorbenti (come la palla da tennis o il guanto da cricket), in relazione a superfici non porose come le selle o i palloni da rugby. E anche che c’è un “rapido decadimento” delle particelle virali sui diversi materiali rendendo “molto difficile” la trasmissione del virus “vivo” a partire da questi ultimi. Questo, secondo gli scienziati, spiega che il “contatto stretto” tra gli atleti è un veicolo di diffusione del virus molto più importante che l’utilizzo di strumenti condivisi. Tanto che James Calder dell’Imperial College and Fortius Clinic ha detto alla Bbc che i risultati di questi studi “evidenziano l’importanza di promuovere ulteriori misure di prevenzione di contagio negli sport sollecitando i produttori di attrezzature sportive a identificare le superfici che potrebbero avere meno probabilità di trattenere virus”.
“Dobbiamo fare tutto il necessario affinché rimangano aperti tutti i luoghi dove le persone si allenano e possono essere attive, perché è una parte essenziale della vita” Doctor Robert Sallis La salute è l’obiettivo principale di tutta la filiera del fitness e del wellness.
Basti pensare che appena dichiarata la pandemia, si sono tutti mobilitati per fornire delle modalità alternative per aiutare le persone a rimanere attive nonostante la chiusura dei club. Successivamente al lockdown, l’attenzione degli operatori si è spostata sulle rigorose misure da adottare per ridurre al minimo i rischi e poter riaprire in totale sicurezza. Eppure, nonostante questi numerosi sforzi, i media (e spesso anche i funzionari pubblici) hanno erroneamente dipinto il settore sportivo come non sicuro.
IHRSA, da sempre al fianco degli operatori in difesa di una corretta pratica sportiva all’interno dei club, ha voluto approfondire il discorso ed ha incontrato medici ed esperti per smontare le false affermazioni e impedire la circolazione di notizie diffamatorie.
Questo articolo è il primo di una serie in cui condivideremo le opinioni di medici, scienziati e professionisti della sanità pubblica su tematiche che riguardano: come allenarsi in sicurezza nei club durante una pandemia, come i club contribuiscono significativamente a mantenere le persone in salute,i benefici dell’esercizio fisico per la salute.
Abbiamo intervistato il Doctor Robert Sallis, per avere il suo parere in merito. L’attività fisica è fondamentale per la prevenzione, la gestione e il trattamento di malattie croniche, oltre a favorire uno stato di salute generale anche in età adulta e la longevità. Circa il 20% degli americani fa esercizio fisico in uno dei 40.000 fitness club del Paese.
“Il COVID-19 non ha fatto altro che mettere in luce il nostro pessimo stile di vita… scorrendo l’elenco dei fattori di rischio per il Covid, quelli che portano addirittura al decesso o ad un contagio molto aggressivo; sono le malattie dell’inattività stessa”. Robert Sallis, M.D., Co-director of Sports Medicine Fellowship Program Kaiser Permanente – Fontana, CA Secondo i CDC (Centers for Disease Control and Prevention – i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) appena la metà
degli adulti fa sufficiente esercizio fisico.
“Credo, come molti altri, che l’inattività fisica sia il principale problema di salute pubblica del nostro tempo”, afferma Sallis. Sallis è Co-Direttore del Programma di borse di studio di medicina dello sport presso la Kaiser Permanente di Fontana, California, Professore Clinico di Medicina della famiglia presso la University of California Riverside School of Medicine, e Presidente dell’Exercise is Medicine Health Advisory Board.
Non dovrebbe sorprenderci quindi che l’esercizio fisico è la prima forma di medicina che Sallis prescrive ai suoi pazienti – ancora oggi! Sallis racconta “In qualità di medico di famiglia da diversi anni, ritengo che l’attività fisica è in assoluto la medicina più importante da prescrivere ai miei pazienti”. Così la pensiamo anche noi.
L’attività fisica può: ridurre le possibilità di sviluppare malattie croniche, ridurre il rischio di contrarre malattie non trasmissibili o trasmissibili (come il coronavirus) migliorare il sistema immunitario. Senza voler menzionare tutti gli altri innumerevoli benefici mentali, emotivi e di salute generale dell’esercizio fisico stesso.
Il Covid-19 è una malattia dell’inattività “Il Covid-19 ha messo sotto i riflettori i nostri stili di vita”, dice Sallis. “E sono proprio le persone con uno stile di vita malsano ad essere più a rischio per il virus… scorrendo l’elenco dei fattori di rischio per il Covid, quelli che portano addirittura al decesso o ad un contagio molto aggressivo; sono le malattie dell’inattività stessa”. Facendo riferimento al CDC, l’inattività ha un forte impatto sulle malattie preesistenti che aumentano anche il rischio di un Covid-19 grave. Queste malattie includono:BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), obesità (indice di massa corporea [IMC] di 30 o superiore), diabete mellito di tipo 2, malattia falciforme.
La pandemia ha drasticamente diminuito il livello di attività tra gli adulti e i bambini degli Stati Uniti. Un’indagine condotta su più di 185.000 persone riferisce che tra il 1° marzo e l’8 aprile i livelli di attività sono diminuiti del 48% tra gli adulti.
“È evidente quindi che dobbiamo fare del nostro meglio, adottando tutte le misure necessarie, per tenere aperti i luoghi dove le persone si possono allenare ed essere attive. È una parte essenziale della vita”.
È scoraggiante – per non dire altro – constatare lo scarso valore che tante persone danno all’esercizio fisico. “Siamo tutti seduti in casa rannicchiati, in attesa di un vaccino per Covid-19 invece di uscire, essere attivi ed allenarci, considerando che al momento è l’unico vaccino disponibile e utile per tutti”, dice Sallis.
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Come possiamo risolvere il problema dell’inattività durante una pandemia?
Dobbiamo far in modo che le persone si prendano cura della loro salute”. Questa è la migliore protezione che esiste contro il Covid-19″ dice Sallis “Questo virus rimarrà per un po’, dobbiamo capire come iniziare a conviverci o moriremo tutti per evitarlo”. Le istituzioni stanno erroneamente classificando i centri sportivi come luoghi ad alto rischio durante la pandemia. Nonostante l’aumento dei protocolli di pulizia e delle linee guida sulla sicurezza, così come dei dati e delle ricerche che dimostrano che i club non sono luoghi di contagio del COVID-19, alcune istituzioni non cambieranno la loro percezione e opinione. “Negano l’evidenza” afferma Sallis. E aggiunge “Stiamo permettendo alle persone di andare in aereo, fare shopping al “Costco” (n.d.t. importante catena di grandi magazzini negli USA), andare negli studi medici, con le dovute precauzioni [per tutte queste attività]. Perché non si può fare lo stesso per le palestre, che sono davvero essenziali per tante persone?” Tutti i club si sono impegnati per rendere le loro strutture sicure e igienizzate per i frequentatori, il personale e la comunità.
Tutto il settore fitness e sportivo deve diffondere il messaggio che le proprie strutture sono: sicure e pulite, in grado di aiutare a tracciare i contatti, essenziale per la salute generale e per combattere il virus. “La prevenzione è essenziale… è dimostrato che i fattori di rischio da Covid-19 sono tutti ridotti se si svolge una regolare attività fisica” continua Sallis.
I dati racconti dalla piattaforma “check-in MXM” dimostrano quanto siano sicuri e necessari i club. Al 7 agosto, i dati, compilati da 2.877 club con oltre 49 milioni di frequentatori che hanno effettuato il check-in, mostrano un tasso di incidenza di appena lo 0,002% o un rapporto di 42.731:1 visite-virus. Dei 49 milioni di check-in, solo 1.155 persone sono entrate in queste località e sono risultate positive al coronavirus. Sallis commenta “Praticamente tutti i decessi da Covid-19 hanno evidenziato malattie croniche; tutte malattie legate all’inattività fisica. Pertanto non considerare i centri sportivi come essenziali per prevenire i casi e diminuirne l’impatto non ha proprio senso per me”. Tuttavia Doctor Sallis insiste e consiglia a tutti, prima di entrare in un club, seguire le seguenti accortezze: Mantenere almeno un metro e 80 di distanza tra le persone anche quando ci si allena all’aperto, Indossare una mascherina e distanziarsi nella sala pesi o durante l’allenamento, pulire tutta l’attrezzatura dopo l’uso, Calcolare bene il proprio livello di rischio.
“È un errore sminuire l’importanza dei club e l’importante ruolo che giocano sulla salute. Le persone più a rischio sono effettivamente quelle che ne avrebbero anche più bisogno… Qualunque cosa serva per avere luoghi sicuri dove le persone si allenano e possono essere attive, dobbiamo farlo. È una parte essenziale della vita”.
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Non è stato spiegato in nessun modo come non ci si possa contagiare nei mezzi pubblici bus e treni, negli aerei o nelle navi, ma su questi mezzi non è stato preso alcun provvedimento se non una provvisoria, parziale riduzione della capienza senza che peraltro venga rispettata, ci si domanda del perché non è stato fatto nulla per potenziare il comparto ad esempio un potenziamento utilizzando mezzi privati quando la cosiddetta curva epidemiologica (si veda l’estate) era al minimo e non siano stati utilizzati tutti i sistemi affinché queste direttive venissero rispettate.
Chi decideva, forse non è al corrente che i mezzi pubblici non sempre sono utilizzati da individui che aspettano composti l’arrivo del mezzo, ma anche da persone che arrivano all’ultimo secondo utile, trafelati e col “fiatone”, e s’immergono nella calca emettendo ben più di qualche gocciolina di saliva, e non considerando che per istinto, non riuscendo a respirare bene con la mascherina in volto, in quasi al 100% dei casi la si abbassa favorendo di fatto la diffusione delle “goccioline” in ogni superficie che viene toccata da chiunque all’interno del mezzo anche solo per sorreggersi, ed il tutto senza personale che sanifichi il mezzo durante la corsa. Perché se per evitare il contagio il Governo ha ordinato la chiusura forzata del mondo dello sport, e ne ha impedito la riapertura pur in zona bianca, da loro stessi identificata ed ha permesso l’arrivo di 18.000 persone in Sardegna di cui molte contagiate dal covid, non effettuando alcun controllo e di fatto promuovendo così il contagio all’interno dell’isola? L’intervento dell’immunologa Antonella Viola nell’asserire la facilità di contagio nelle palestre e su cui si basano determinate decisioni, dimostra ancora una volta nonostante la stessa si professi assidua frequentatrice delle palestre, che per la gestione di un’attività diversa dalla propria, se non direttamente vissuta, non permette di rilevare le criticità e quelle soluzioni che si possono adottare per ovviare alle problematiche insorte.
Quando si parla di assembramenti da evitare nei centri sportivi si dimostra delle conoscenze praticamente nulle del mondo dello sport, dove negli allenamenti individuali, contingentati, e distanziati non vi può essere assembramento e ancor meno contagio. Quando si parla di emissione di particelle di saliva nell’espirazione non si tiene conto del fatto che un attrezzo posizionato di fronte ad un muro qualora intercettasse tale emissione non la trasmetterebbe a nessuno, primo perché non vi è nessuna ragione per venire a contatto con il muro finito l’esercizio, secondo perché la sanificazione dell’attrezzo mediante prodotti disinfettanti porterebbe anche alla sanificazione del muro poiché le particelle vaporizzate come da protocolli stabiliti precedentemente le chiusure, con getto più poderoso di quelle emesse dell’atleta, raggiungerebbero anche questa superficie oltre l’attrezzo ginnico inoltre negli stessi centri, gli spogliatoi e le docce sono rimasti chiusi anche dopo il 25 maggio 2020 data delle riapertura delle palestre in via precauzionale con decisione presa in molti casi unilateralmente da parte dei centri sportivi.
Non si è minimamente pensato che durante gli esercizi si sarebbero potute indossare delle visiere (utilizzate dai dentisti) che avrebbero evitato la diffusione di tali particelle, circoscritte nella sfera personale, senza peraltro facendo incorrere l’atleta in quelle che sono l’ipossia (carenza di ossigeno) e l’ipercapnia (eccesso di anidride carbonica) con l’uso delle mascherine. Si è scelta la via più facile (per loro) senza coinvolgere di concerto gli operatori del settore affinché si trovasse il giusto compromesso per non mettere in ginocchio definitivamente tutto il comparto già provato dalla precedente chiusura determinandone la fine quasi certa del 70% delle palestre.
Di contro si è permessa l’attività all’aperto (corsa), non tenendo conto che l’incrociarsi tra due atleti impegnati in una corsa quindi con il “fiatone” nell’emissione di “droplet” (goccioline di saliva) è molto più facile che vadano a colpire chi in quel momento passa loro di fronte atleta o meno. È stato utilizzato il metodo dello scaricabarile per poter addossare la colpa dell’aumento dei contagi alle strutture sportive e dell’intrattenimento in genere per mascherare l’inefficienza e l’inadeguatezza di coloro che hanno gestito la situazione e delle decisioni prese ad iniziare dalle misure per finire con la tempistica.
Non si capisce in base a quale principio un atleta dilettante si può infettare ed un professionista no. Per quale oscura ragione il calcio professionistico ha avuto uno stop momentaneo e una piena ripresa, mentre il restante comparto sportivo dilettantistico ed individuale, è sottoposto ad un massacro incessante e per il quale non si vede via di uscita. Massacro dettato da decisioni incomprensibili o forse no. Dette decisioni (calcio professionistico), ispirate esclusivamente da un fattore economico, non hanno ragioni e la spiegazione data al riguardo, appare incomprensibile. Viene detto infatti che il monitoraggio dei tamponi fatti (si presume) in maniera incessante e continua, tutelano i soggetti che intervengono. Ma dove? Qualcuno dovrebbe spiegare infatti, perché i giocatori che effettuano il tampone il sabato precedente e risultano negativi, la domenica giocano; il lunedì successivo in numero consistente sono stati trovati positivi. Ma se sono stati trovati positivi il lunedì, la domenica potrebbero aver contagiato tutte le persone con cui sono venuti a contatto. Ogni partita infatti, non è limitata ai 22 giocatori; ogni squadra fra titolari e riserve può arrivare a 25 giocatori; c'è poi lo staff tecnico (allenatori, preparatori atletici, massaggiatori, medico, dirigenti accompagnatori, presidente ecc.) c'è poi tutto il personale che lavora a corollario di ogni partita: arbitri, giornalisti, osservatori, stewards, operai, invitati a qualsiasi titolo. In certi stadi si è segnalata la presenza complessiva di diverse centinaia di persone a partita. Ed allora ? fanno tutti il tampone? E se si come hanno fatto a contagiarsi se sono tutti negativi? Nei contrasti e nelle azioni gli atleti si toccano, si alitano, si scambiano fluidi (sudore), c’è un contatto diretto e continuo … cos’è il covid viene escluso all’interno del campo di gioco. Con queste affermazioni non si vuole andare contro il calcio, sia ben chiaro.
Semplicemente si vuole affermare che con i provvedimenti presi, si è perpetrata una palese discriminazione ed un diverso trattamento dei cittadini, in aperta violazione della Costituzione. Tutto questo perché, probabilmente, i bilanci delle società sportive sono costituiti da poche decine di migliaia di euro; quelli delle società di calcio da centinaia di milioni di euro. Le società sportive vivono del sacrificio e del sudore di chi le porta avanti, svolgendo un fondamentale ruolo sociale. Le società di calcio catalizzano interessi economici rilevanti; basta pensare agli sponsor (multinazionali, società quotate in borsa, potentati economici).
Lo sport è stato riconosciuto come parte primaria ed essenziale a fini sociali e culturali, in quella che è la disciplina e l’educazione giovanile, l’aggregazione e la socializzazione, favorendo la forma e l’autostima in termini medici e psicologici, anche a livello preventivo su quelle che sono molte patologie, diabete, ipertensione, obesità, ecc…. affiancando lo Stato lì dove è carente e non può intervenire in maniera capillare così come si è formata nel corso di decenni la struttura sportiva, demandato all’iniziativa privata, dove lo sport ha affiancato lo Stato a livello sociale, portata avanti da tanti appassionati ed atleti che hanno dedicato la vita alla divulgazione della propria disciplina sportiva nessuna esclusa, nessuna migliore o peggiore delle altre, investendo tempo e risorse in maniera maggiore nell’ultimo periodo, affinché i propri associati potessero frequentare un ambiente confortevole, sicuro, nonché professionale pur gestito da amatori e dilettanti.
Definendo la categoria dei comparti inerenti la socializzazione, centri sportivi, centri culturali, e della socialità, bar, ristoranti, teatri, cinema, indicate come “attività sacrificabili” (dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte), ci chiediamo sacrificabili in nome di chi o cosa e sempre per lo stesso principio ci si deve spiegare con quale criterio si sia operato per stabilire le chiusure e determinare le aperture senza limitazioni di tabacchi, negozi di telefonia ed altre attività non certo indispensabili per la sopravvivenza, ma di interesse per le multinazionali.
Lo sport in genere ha avuto uno stop dal 09/03/2020 al 24/05/2020. Analizzando i dati pubblicati dal ministero della salute riguardo i contagi dal 25/05/2020, non si può non notare una diminuzione chiara e significativa della curva dei contagi dall’apertura delle palestre fino al mese di giugno ed oltre. Dopodiché si è reiterato lo stop allo sport dal 25/10/2020, nonostante si sia appurato con oltre 5.000 controlli, non vi sia stata riscontrata nessuna violazione dei protocolli stabiliti dal Governo. Anche qui i dati pubblicati dal ministero della salute riguardo i contagi dal 25/05/2020. Si evince chiaramente un aumento significativo della curva dei contagi dalla chiusura delle palestre fino al 31 dicembre e
oltre. Alla luce di questi dati nessuno ha finora dato delle spiegazioni esaurienti del perché nonostante i luoghi degli “untori” o "altamente pericolosi", quando chiusi, i contagi abbiano continuato ad aumentare in maniera vertiginosa e quando aperti a fine maggio i contagi siano crollati.
Costituzione Italiana
Articolo 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Articolo 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Articolo 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Articolo 13
La libertà personale è inviolabile.
Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto.
E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà [cfr. art. 27 c. 3];.
La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.
Articolo 18
I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.
Articolo 28
I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.
Articolo 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Articolo 35
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.
Articolo 38
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera.
Articolo 41
L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali [cfr. art. 43].
Articolo 96
Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale.
Articolo 97
Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento dell'Unione europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico. I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione. Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari [28]. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge [51 c.1].
Conclusione
Violando in maniera arrogante e colpevole tutti o parte dei nostri diritti Costituzionali su citati, che sono i principi di uguaglianza, libertà di associazione, libertà personale, di libera iniziativa privata, è stato palesemente violato il principio dell'imparzialità nei provvedimenti presi, questo ha determinato, con una gestione scellerata e poco accorta, la demolizione di comparti produttivi e sociali, unitamente a tanti altri, si spera per incapacità e inadeguatezza, finanche volgere il pensiero al dolo. Il principio “prima la salute” su cui i governi hanno basato la loro linea di condotta, è sempre messo in secondo piano con quelli che sono i bisogni primari universalmente riconosciuti essenziali per la sopravvivenza e la vita della persona. Si tratta di bisogni fisiologici e istintivi. Fanno parte dei bisogni primari alcune azioni indispensabili per la sopravvivenza come bere, mangiare e dormire.
Azioni come il bere e mangiare, non possono essere svolte al meglio in mancanza di sostentamento economico adeguato e considerata la chiusura improvvisa e prolungata, c’è chi non ha potuto accantonare le risorse necessarie per il fabbisogno minimo proprio, e per la propria attività.
E chi di doveva provvedere almeno a limitare il contraccolpo improvviso subìto, è stato colpevolmente latitante. Di fatto anche il dormire riconosciuto come fabbisogno primario per la sopravvivenza è stato compromesso a causa di situazioni di forte stress causato dalla motivazione di dover far fronte a delle scadenze di bollette, tasse, mutui, affitti, che in mancanza delle risorse necessarie per poter far fronte e di cui gli effetti potrebbero protrarsi a lungo, entrando di fatto in una spirale debitoria infinita pregiudicando tutto quanto finora costruito e compromettendo la vita futura di centinaia di migliaia di persone incolpevoli. Che tutto ciò ha, ed avrà immense ripercussioni a carico dei soggetti interessati, dal punto di vista finanziario e medico, probabilmente ciò non è stato preso in considerazione o è stato fatto in maniera superficiale, con un comportamento inadeguato per chi dovrebbe guidare un paese e di cui lo Stato unitamente a coloro che hanno causato tale situazione dovranno farsi carico civilmente e penalmente. Si chiede alla Magistratura, indipendente, ultimo baluardo della legalità e del rispetto dei diritti Costituzionali e Universali dell'uomo, che intervenga contro chi si è reso colpevole od abbia concorso all'attuazione di tali azioni criminali.
V.Z.
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