giovedì 23 aprile 2020

COSI MUORE UN CARABINIERE, UN CAVALIERE CATTOLICO


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Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, 35 anni, è stato ripetutamente pugnalato a morte nella notte tra il 25 ed il 26 luglio 2019, in Trastevere, una delle più antiche e centrali zone di Roma, durante un normale servizio notturno cui non aveva voluto mancare.
Ieri mattina, di buon’ora , gli sciacalli si sono messi in moto, spargendo nella società, con i loro mezzi di comunicazione preferiti (Twitter, Facebook) i loro semi dell’odio, e facendo divampare lo scontro politico, mentre solo un paio d’ore prima aveva cessato di vivere un fedele ed esemplare servitore dello Stato, e dimostrando così – vomitandosi addosso montagne di parole , anziché tacendo – che di quella vita,di quell’ennesimo operatore delle Forze dell’Ordine caduto in servizio, in ultima analisi, non gliene importava granché; quella morte era l’ennesima occasione per occupare uno spazio informativo e far notare la loro presenza. Nessuna vicinanza vera alla giovane moglie, agli altri familiari ed all’Arma Benemerita; nessuna riflessione politica sulle conseguenze del consumo della droga, soprattutto la cocaina, la più subdola e pericolosa tra le droghe, che è all’origine dell’ uccisione del vicebrigadiere Cerciello Rega.

Gli ululati degli sciacalli si levavano sull’ennesima proposta di aumento spropositato delle pene, sull’ennesima stretta all’immigrazione, e così via sparando in alto, in uno scontro che più divisivo non si può, inconcludente, indegna del ruolo ricoperto dai protagonisti urlanti…
Tutte cose che non risolvono di certo la situazione operativa delle Forze dell’Ordine, e che tantomeno rendono onore ai fatti ed alla vittima.
Bastava fare silenzio e limitarsi alle condoglianze; invece no, dovevano e devono “segnare” il territorio come i cani, devono appropriarsi anche dei caduti delle forze di polizia, trascurando un piccolo ma fondamentale dettaglio: i carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, le Forze Armate, non sono né di destra né di sinistra; che piaccia o meno, sono a difesa dello Stato di diritto e della Repubblica. Punto.
Per questa gente, invece, è ancora valida la splendida canzone del 1991 di Franco Battiato “Povera Patria”:
«Povera patria schiacciata dagli abusi del potere/Di gente infame che non sa cos'è il pudore/
Si credono potenti e gli va bene quello che fanno/ E tutto gli appartiene/
Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni/ Questo paese è devastato dal dolore/
Ma non vi danno un po' di dispiacere/Quei corpi in terra senza più calore?
».



Ad alcuni sarà pure dispiaciuto non poter addossare la colpa sui nordafricani, ma gli assassini rei confessi sono due giovani statunitensi di 19 e 20 anni di età, tali Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, fermati per l’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega a distanza di poche ore dai fatti. Ad entrambi è contestato l’ omicidio e la tentata estorsione in concorso, anche se ad infliggere le otto coltellate mortali sarebbe stato il 19enne, Elder Finnegan Lee.


I Carabinieri hanno svolto egregiamente il proprio lavoro, e di conseguenza la giustizia potrà fare il suo corso, si spera senza lo sbraitare dei perfetti e inutili buffoni del brano di Battiato.
Nel contempo, non vanno dimenticati due fatti che, a nostra memoria, non si erano prima verificati e di cui abbiamo già fatto cenno su questo sito, e cioè l’omaggio al caduto dell’Arma dei Carabinieri portato al comando generale , a sirene spiegate, prima dalla Polizia di Stato e successivamente dai militari della Guardia di Finanza , che hanno salutato sull’attenti. È stato un incantevole esempio di unità dato nello stesso giorno dalle forze dell’ordine; non una semplice solidarietà, ed una resa d’onori ad un bravo Collega e ad un uomo buono , ma, a nostro avviso una dimostrazione di quelli che proprio gli americani chiamerebbero “brothers in arms” , “fratelli d’ armi”. Tangibile consapevolezza, cioè, della condivisione di un lavoro impegnativo, difficile, rischioso sia fisicamente che “giudiziariamente”, non valorizzato nelle sue dinamiche quotidiane : retribuzioni al palo, sostituite molto parzialmente da una poco comprensibile (ai più) moltiplicazione dei gradi; carenza di alloggi di servizio proprio mentre si progetta di trasformare in centri commerciali le caserme non più utilizzate; parco automezzi ormai “multi marche”, di difficile gestione e spesso di scarsa praticità; dotazioni individuali carenti, ecc. ecc.
Si potrebbe continuare a lungo l’elenco delle doglianze, sempre uguali da molti anni, tanto che , anche qui, risulta attuale l’altrettanto famoso brano del povero Giorgio Faletti, del 1994 , “Signor Tenente” :
« … Minchia signor tenente e siamo qui con queste divise/Che tante volte ci vanno strette /Specie da quando sono derise da un umorismo di barzellette/ E siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese/Dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese…» .


Abbiamo visto uomini dei reparti mobili feriti nel corso di violente manifestazioni di piazza essere citati nei processi come persone offese e presenziarvi quasi spaesati, sia dal punto di vista logistico che da quello procedurale (chi regge l’urto della piazza violenta è in genere alieno ai palazzi di giustizia ed ai loro riti) , perché privi dell’assistenza dell’Avvocatura di Stato o di qualsiasi altra assistenza legale. Spesso le lesioni subite nel corso delle operazioni di polizia sono risarcibile a titolo di danno biologico, senza decurtazioni a favore degli enti previdenziali , però chi lavora “su strada” altrettanto spesso non lo sa e non vi dà peso, anche perché rivolgersi agli avvocati del libero foro (quando sono disponibili) per costituirsi come parte civile ha comunque un suo costo ed un suo impegno processuale, cui non corrisponde, purtroppo, una qualsiasi forma di aiuto da parte dell’amministrazione di appartenenza.

Avremo modo di tornare sulle disfunzioni, per così dire, di sistema.

Ora riteniamo doveroso dedicare le ultime riflessioni all’uomo che indossava l’uniforme dell’Arma, al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.
Sposato da appena un mese e mezzo con una giovane figlia di un commissario capo in pensione della Polizia di Stato, laureata in scienze farmaceutiche ed impiegata in una farmacia abbastanza vicina alla casa che avevano preso in affitto a Roma , proprio nelle vicinanza della Stazione CC in cui prestava servizio il vicebrigadiere, si erano promessi reciprocamente nella grotta di Lourdes , dove lui era solito recarsi come barelliere. Chiunque di noi abbia avuto modo di partecipare al pellegrinaggio militare internazionale a Lourdes ha potuto constatare la totale dedizione , o meglio, il dono di sé dei barellieri alle persone accompagnate e la gioia che cercano di trasmettere loro con il sorriso anche nelle situazioni più toccanti.
La stessa dedizione di sé il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, cattolico praticante e volontario inserito nelle organizzazioni cattoliche che si richiamano agli antichi valori della cavalleria, la trasmetteva anche ai più poveri tra i poveri di Roma, i senzatetto. Lo stesso spirito improntato all’ascolto dei fratelli lo trasmetteva ai colleghi , che considerava come fratelli; ma anche verso gli arrestati portava sempre il rispetto che si deve ad ogni persona umana.
Per questa sua professione dell’insegnamento cattolico e dei valori cavallereschi dell’Arma dei Carabinieri, la notte fatidica di due giorni fa, egli non si è sottratto al proprio dovere ed è caduto sul campo dell’Onore, grande come la sua Fede.
Per questo possiamo dire che è caduto un carabiniere ed un cavaliere cattolico.
Al suo ricordo ed a consolazione della giovane moglie e dei familiari , amici e colleghi che lo hanno amato, vadano i nostri pensieri e le nostre preghiere.

A.S.

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