sabato 6 dicembre 2014

LE PRESCRIZIONI MEDICHE DEVONO ESSERE CONSEGNATE IN BUSTA CHIUSA

Le  precisazioni del Garante della Privacy  riguardano la riservatezza dei dati sensibili insistenti nelle eventuali diagnosi, prescrizioni mediche ,  e qualsivoglia atto medico.  Il Garante, infatti, ha voluto meglio precisare, con missiva inviata direttamente al Presidente della federazione Italiana dei medici (Fimmg) , che le ricette, i referti medici e quant’ altro riguardi le informazioni sanitarie del paziente, siano esse  consegnate in farmacia, che nelle sale d’attesa degli studi medici,  devono giacere all'interno di una busta chiusa. All'interno di una busta chiusa, il medico può inviare le ricette direttamente alla farmacia, senza che vi sia la necessità di doverle  consegnare direttamente all’ interessato. La persona che ritira la documentazione sanitaria, per conto dell’interessato,   deve  essere comunque provvisto di delega.

mercoledì 3 dicembre 2014

CRISI NELLE FORZE DI POLIZIA

Tratto da www.adods.org

COSA ACCADE NELL'ARMA DEI CARABINIERI?

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Un'altra tragedia fra le file dell’Arma dei carabinieri, che ha visto la morte di un altro dei suoi uomini, Luis Miguel Chiasso , presumibilmente suicidatosi il 25.11.2014. Intorno alla vicenda ci sono molte ombre ancora da dissipare. Ciò che duole e che ci ha colpito maggiormente sono i commenti che si leggono su alcuni siti, che propendono a ridicolizzare e considerare pazzo un ragazzo che ha affermato di lavorare per i servizi segreti. Egli denunciava, poco prima dell’infausto evento, nella sua pagina facebbok, la paura di essere ucciso. Prescindendo dalle possibili motivazioni, qualunque esse siano state, banalizzare e deridere un Carabiniere innanzi ad un così tragico evento, solo sulla base di ciò che può aver detto, acuisce il dolore dei genitori affranti dalla perdita del figlio. Una settimana prima, in Ancona, si uccise il M.llo  Andrea Carnevalli, e non vorremmo addentrarci ad argomentare i suicidi nelle file dell'Arma ( caso strano tutti con problemi personali ) , poiché l'argomento meriterebbe un'analisi introspettiva più profonda. Riportiamo il post “CARABINIERI – COSA SI CELA DIETRO IL SUICIDIO?” a suo tempo pubblicato nella home page del sito.

Orbene, l'intento dei più di voler dare una valutazione su quanto detto dal giovane Carabiniere, appare difficile e non di semplice lettura, anche perchè, qualora vi fossero ragioni per ritenere veritiere le sue affermazioni “far parte dei servizi”, non sarebbero state certamente rese note. In un Italia ove per decenni si sono celati attentati e mascherate morti eccellenti , pensare che esista ancora qualcosa di inattuabile, appare anacronistico. La realtà a volte può superare l'immaginazione, e per chi non è avvezzo a determinati contesti, tutto può sembrare abnorme e impossibile. Sarebbe quindi il caso di non considerare pazza una persona che si suicida se non vi sono elementi certi per poterlo affermare. Sarebbe opportuno evitare di ricalcare questo argomento e considerare solo i semplici fatti, che dovrebbero essere valutati anche sulla base di quanto da lui dichiarato prima di compiere il disperato gesto. Ma la domanda che ci siamo sempre posti, a prescindere da questa specifica vicenda, è la seguente:”cosa succedde nell'Arma dei Carabinieri, ove esiste la più alta percentuale di suicidi fra le fila dei pubblici dipendenti?


CARABINIERI - COSA SI CELA DIETRO IL SUICIDIO?

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Porto Viro, in provincia di Rovigo, un appuntato dei carabinieri uccide il Maresciallo e la consorte, in un impeto d'ira. Come sempre, senza ombra di dubbio, improvvisamente si sentirà dire che è una tragedia inspiegabile e, precisamente:”"Un attimo di follia, un gesto folle che non ha alcuna giustificazione", ha detto il tenente colonnello Enrico Mazzonetto, comandante provinciale di Rovigo facente funzioni, parlando dell'omicidio-suicidio avvenuto in caserma. "Resta una profonda amarezza - ha proseguito - e ora nei colleghi carabinieri delle vittime e in tutti c'é una priorità comune: stare vicino alle due famiglie e dare il massimo conforto e sostegno ai familiari". Ogni volta che succede una tragedia od un suicidio nelle file dell'Arma dei Carabinieri, il movente è sempre inspiegabile, oppure riconducibile a problemi personali e familiari che non attengono all'attività di servizio. Ma è possibile che Nell'Arma dei Carabinieri, vista la sequela dei suicidi occorsi negli anni, si debba ancora oscurare la realtà!? Prima di entrare nell'Arma viene effettuata una selezione fiscale e puntuale sotto tutti gli aspetti, financo psicologici , quindi, ricondurre il tutto a semplici gesti di follia, equivarrebbe a mascherare e minimizzare il problema reale . Spesso le lamentele esternate ai superiori su possibili situazioni di conflitto all'interno di una caserma, vengono minimizzate o non prese in seria considerazione, proprio perché potrebbe esporre il superiore in grado, a critiche e censure, ed è difficile nell'Arma dei Carabinieri anteporre le ragioni di un subalterno al comportamento, magari non corretto, del superiore. Insomma, è evidente che in seno alle istituzioni manca un organismo che vagli le segnalazioni dei militari e conduca una seria e doviziosa indagine al fine di valutare possibili abusi o depistaggi. Abbiamo verificato la percentuale di suicidi nell'Arma? In nessuna amministrazione dello Stato vi è una percentuale così alta. Ci sarà pur un motivo? O vogliamo ancora fare finta di niente?

Si auspica che, negli ambienti di lavoro di carattere militare e/o di Polizia, in un momento così difficile per tutta la società, ci possa essere finalmente quella trasparenza che in ogni dove si prospetta per tutte le amministrazioni dello Stato, oggettivamente subordinata ad una reverente applicazione del Diritto.

Che fare?    E' necessario che si vada negli Stati Uniti e si impari da loro, che sono avanti anni luce nell'affrontare queste problematiche . Nelle polizie americane, infatti, esistono dei reparti interni deputati a "filtrare" dal punto di vista psicologico e funzionale (nel senso di operativo, attinente alle funzioni) le situazioni di frustrazione lavorativa, ed il senso di inutilità e oppressione psicologica e funzionale che inevitabilmente, in misura maggiore o minore, prima o poi attanaglia tutti gli operatori, portandoli o ad abusi di potere e corruzione o a manifestazioni di violenza autolesionistica . Per questo delicato compito vengono impiegate persone esperte nei servizi operativi e psicologicamente preparate . In Italia, invece, si continua a lavorare a compartimenti stagni: da una parte il settore operativo e dall'altra il servizio medico (cui , erroneamente, viene totalmente devoluta la risoluzione di queste complesse ed articolate problematiche, che non sono solo  -e spesso affatto- mediche) . Forse è il caso che le forze di polizia italiane,  inclusi i Carabinieri , si proiettino davvero verso il futuro, guardandosi allo specchio e trovando la forza di riorganizzare la propria funzione nella società, senza ridurre il "burn out" degli operatori ad un fatto esclusivamente medico. Sarebbe molto più utile riorganizzare le proprie risorse umane in funzione delle effettive capacità, facendo sì che ciascuno si senta funzionalmente gratificato dal compito che svolge, ed avverta il proprio lavoro come davvero utile e importante, dal più umile al più alto. Insomma, per dirla con l'eterno Fantozzi, nessuno dovrebbe sentirsi, nella Forze dell'Ordine, una "merdaccia" . In questo senso potrebbe essere quantomai utile una organizzazione operativa delle varie Forze sul modello anglosassone o germanico, in cui la pur necessaria piramide gerarchica è assai mitigata dallo stimolo alla crescita professionale che viene attribuito ai livelli inferiori della piramide, così che nessun livello di essa venga "sprecato". Ad esempio, non è raro, negli omologhi americani o tedeschi, assistere a lezioni di aggiornamento su determinati profili di lavoro  che i migliori operatori del livelli inferiori svolgono a favore di quelli superiori.
In definitiva, probabilmente occorre una visione un pò più moderna dell' organizzazione della nostre Forze di Polizia (ma il discorso potrebbe ben riguardare anche le Forze Armate) , in cui tutti si sentano importanti e nessuno insostituibile, in cui le doti individuali siano messe a disposizione del team . E si finisca una volta per tutte con queste continue conferenze-stampa : si lavori di più per la sostanza e meno per la TV ed i giornali ! Si valorizzino a questo scopo gli uffici-stampa delle varie Forse di Polizia e si lavori con maggior riservatezza e sobietà.
Diversamente, si continuerà fatalisticamente a prendere atto dell'esplosione di aggressività  degli operatori , verso se stessi o verso gli altri, con il rischio niente affatto remoto di emulazione in pejus . Chi ha gradi e responsabilità , li eserciti in modo maturo e costruttivo, e possibilmente senza paternalismi e retoriche che nella società moderna (e gi operatori delle varie Forze vivono appieno nell'oggi) sono inefficaci e controproducenti.