tratto da www.adods.org

Un interessante articolo apparso sul quotidiano “L' Unione Sarda” a firma di Maurizio Olandi, ha riaperto una ferita mai chiusa, che riporta alla mente la morte di Mauro Faedda e Maurizio Serra, due avieri sardi che non hanno ancora visto riconosciuti i propri diritti. La morte dei due giovani, come quella di tanti altri militari, non può essere dimenticata. Loro sono figli di una terra (la Sardegna) violentata, sfruttata e non considerata. La loro sorte ha seguito un percorso quasi identico, come simili sono state alcune loro mansioni, fra le quali, raccogliere proiettili e residui bellici a mani nude. Dispersivo sarebbe continuare a rimarcare la particolarità riguardante l'uranio e le polveri chimiche del munizionamento esploso, ma tali sono le coincidenze oggettive e temporali, da poterle considerare causa o concausa delle malattie insorte fra i militari che hanno svolto servizio nei poligoni sardi, nel caso dei due militari, quello di Capo Frasca.
La battaglia per poter vedere riconosciuti i diritti dei militari ad un equo risarcimento, appare impari e sicuramente difficile, ma la tenacia dell'avv. Antonio Siffu, che rappresenta i due giovani, è uguale a quella di chi non può soccombere innanzi ad un nemico letale che ha ucciso e uccide i figli di questa terra. Non di meno è la battaglia che ormai da anni combatte l'ammiraglio Falco Accame, che con la sua associazione “ANAVAFAF” affronta le problematiche riguardanti l'uranio impoverito, che già troppe giovani vite di uomini con le stellette ha mietuto.
I giovani militari che hanno subito la medesima fine, sono ormai troppi , ancora da riconoscere come vittime della negligenza del Ministero della Difesa. Seppur uno squarcio di luce si sia intravisto nella determinazione di alcune sentenze favorevoli che hanno riconosciuto il giusto risarcimento ad alcuni militari, la battaglia che vede contrapposti gli avvocati che perorano siffatte cause, appare irta e piena di ostacoli. Per le strutture militari è ammissibile morire in un teatro di guerra o in missione, ma non è contemplabile l’ammissione di negligenze ed errori da parte delle strutture dirigenziali, sarebbe ammettere una responsabilità diretta nella morte dei propri uomini. Quindi, un doppio fallimento.
La battaglia per poter vedere riconosciuti i diritti dei militari ad un equo risarcimento, appare impari e sicuramente difficile, ma la tenacia dell'avv. Antonio Siffu, che rappresenta i due giovani, è uguale a quella di chi non può soccombere innanzi ad un nemico letale che ha ucciso e uccide i figli di questa terra. Non di meno è la battaglia che ormai da anni combatte l'ammiraglio Falco Accame, che con la sua associazione “ANAVAFAF” affronta le problematiche riguardanti l'uranio impoverito, che già troppe giovani vite di uomini con le stellette ha mietuto.
I giovani militari che hanno subito la medesima fine, sono ormai troppi , ancora da riconoscere come vittime della negligenza del Ministero della Difesa. Seppur uno squarcio di luce si sia intravisto nella determinazione di alcune sentenze favorevoli che hanno riconosciuto il giusto risarcimento ad alcuni militari, la battaglia che vede contrapposti gli avvocati che perorano siffatte cause, appare irta e piena di ostacoli. Per le strutture militari è ammissibile morire in un teatro di guerra o in missione, ma non è contemplabile l’ammissione di negligenze ed errori da parte delle strutture dirigenziali, sarebbe ammettere una responsabilità diretta nella morte dei propri uomini. Quindi, un doppio fallimento.
Nessun commento:
Posta un commento